Biografia
Fin dall’infanzia, la scultura ha acceso in Giorgio Varani una scintilla di meraviglia. Il primo incontro con un busto di Cristo in legno, all’età di sette anni, fu un momento rivelatore: lo osservò con ammirazione, desiderando un giorno creare opere cariche di bellezza e significato. Questo sogno si nutrì dei fumetti di Tex, con i totem sacri delle tribù indigene che lo affascinavano per la loro maestosità simbolica, e delle materie artistiche studiate a scuola, che contribuirono a sviluppare la sua sensibilità creativa.
Dopo un percorso lavorativo variegato, l’incontro con lo scultore ungherese Balazs segnò una svolta decisiva. Durante una fiera, rimase ipnotizzato dalle opere in pietra lavagna di Balazs: una ventina di sculture nere che sembravano emanare un’energia mistica. Riconoscendo il suo interesse genuino, Balazs lo guidò con generosità in un apprendistato informale, offrendogli blocchi di pietra e sfidandolo a plasmarli con pazienza e riflessione. I suoi insegnamenti, più filosofici che tecnici, lo introdussero a un dialogo intimo con la materia, rispettandone la “fragile durezza” e valorizzando la sua intuizione artistica.
Grazie a questa guida, Giorgio realizzò le sue prime sculture consapevoli, tra cui un Cristo stilizzato sospeso a un albero, opera che consolidò la sua determinazione. L’amicizia con Balazs, ancora oggi viva, rappresenta un pilastro del suo percorso: un maestro che ha saputo indicare la via senza influenzare il suo stile, privilegiando l’autenticità.
Oggi, la lavorazione del marmo e della pietra è per Giorgio un atto meditativo, che unisce l’eredità delle suggestioni infantili alla maturità di un linguaggio artistico personale. Ogni opera è un tributo a quel bambino che, davanti a un busto di legno, sognava di dare forma all’invisibile.

“A sette anni desideravo poter creare oggetti ricchi di bellezza e significato. Oggi, la mia scultura è un tributo a quel bimbo che, davanti ad un busto di legno, sognava di dare forma all’invisibile”